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Una riforma elettorale “condivisa”

Documento di “Aspettare stanca” e del “Laboratorio 50&50”


Desideriamo esprimere il nostro appoggio all’obiettivo del Presidente del Consiglio di impegnarsi in prima persona per far approvare una riforma elettorale condivisa. Ci auguriamo una sollecita approvazione da parte del Parlamento, grazie al ruolo istituzionale affidato al Ministro per i Rapporti col Parlamento e ai Presidenti delle Commissioni Affari costituzionali di Senato e Camera, di una nuova legge elettorale che garantisca anche l’effettiva partecipazione delle donne nelle istituzioni politiche rappresentative come sottolineato dalla Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità.

Alcuni partiti, ma anche le donne parlamentari e gli organismi di parità, in maniera trasversale, e associazioni (si veda l’attività di Aspettare Stanca e del Laboratorio 50&50 della Casa internazionale delle donne e la campagna UDI “50E50 ovunque si decide) si fanno carico di ricordare che la riforma elettorale deve essere anche l’occasione per riparare alla sottorappresentanza del 52 per cento del corpo elettorale e ci stiamo adoperando tutte insieme perché nell'Anno europeo delle pari opportunità si pervenga alla valorizzazione dei talenti e delle energie femminili, come auspicato più volte dal Presidente della Repubblica.

Anche l’OSCE nel suo documento sulle ultime elezioni politiche in Italia (in www.osce.org). ha messo, tra l’altro, in risalto lo scarso numero di donne in Parlamento in Italia e l’opportunità d’interventi di riequilibrio della rappresentanza.

Con il presente documento vogliamo segnalare alcuni punti che sono stati al centro della Conferenza stampa “50&50” svoltasi lo scorso 7 marzo alla Casa Internazionale delle donne, a Roma e diffusa da GR Parlamento.

La denuncia della mancanza di una democrazia paritaria e le proposte di riforme per realizzarla sono una preziosa occasione per migliorare il nostro sistema politico. Infatti, per quanto riguarda i luoghi decisionali della politica, il persistere di una situazione di sottorappresentanza femminile in Italia può essere a ragione considerato come uno degli indicatori di un basso tasso di democraticità del sistema.

La questione del “riequilibrio della rappresentanza di genere”, evidenziata come problema che richiede misure ad hoc per risolvere la disuguaglianza , fa ormai parte del patrimonio democratico internazionale e della Comunità europea e non mancano esempi di paesi nei quali è stata affrontata e risolta. In tale ottica il dibattito in materia elettorale costituisce un elemento centrale della riflessione politica sulla democrazia paritaria.

Un incremento significativo della rappresentanza politica femminile in Parlamento darebbe finalmente attuazione al principio delle pari opportunità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive come previsto dal nuovo articolo 51 della Costituzione e dall’art. 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, approvata a Nizza il 6 dicembre del 2000, che sancisce sia il principio di parità sia la legittimità delle misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.

Siamo però preoccupate perché consapevoli che gli interlocutori del Presidente del Consiglio, quasi tutti uomini, rappresentano partiti in buona parte privi di effettivi meccanismi democratici interni, e temiamo che la condivisione si raggiunga su soluzioni pasticciate e insoddisfacenti.

Siamo consapevoli del rischio che un’ipotetica riforma preveda scelte basate non tanto su principi condivisi, come avveniva nell’Assemblea Costituente, ma per mantenere il potere ed evitare di pregiudicare posizioni personali o del proprio partito, e questo potrebbe impedire ancora una volta il cammino dell’Italia verso la democrazia paritaria voluta dalla Costituzione sin dall’inizio e ribadita e rafforzata con la nuova stesura dell’articolo 51.

Non va trascurato che la sentenza della Corte Costituzionale 422/1995, spesso ricordata solo per aver abolito le quote, in realtà sottolineava il ruolo dei partiti e la loro responsabilità nella realizzazione della parità politica e che lo stesso invito è stato rivolto al termine delle ultime elezioni politiche da parte dell’OSCE .

Con gli interventi costituzionali del 2001 (Riforma dell’art. 117) e del 2003 (modifica dell’art. 51), si è avviato un processo di progressiva estensione del principio di parità fra i sessi in tema di diritti politici ai vari livelli di governo. Oggi bisogna portarlo a compimento con determinazione evitando inutili e dannosi ritardi.

Chiediamo norme elettorali e riforme che prevedano la presenza paritaria di uomini e donne per una nuova politica.


Entrando nel dettaglio:
• Nel sistema proporzionale in ogni circoscrizione elettorale si chiede:

a) l’obbligo dell’alternanza di genere, nel caso di liste bloccate
b) la previsione di una doppia preferenza di genere, nel caso di sistema con preferenze;

• Nel sistema maggioritario si chiede:

a) previo abbinamento dei collegi elettorali due a due, un sistema maggioritario binominale, con la presentazione di due candidati di genere diverso (ideato dalla costituzionalista Lorenza Carlassare).
b) oppure collegi uninominali, con pari numero di candidati uomini e donne conteggiati su base circoscrizionale

Per quanto riguarda la proposta di alternare nelle liste un rappresentante di un genere a due dell’altro genere, l’aumento della presenza delle donne, che evidentemente rappresenterebbero le candidature meno numerose, sarebbe poco significativo, come risulta anche dagli esiti delle simulazioni che sono state effettuate sui dati delle ultime elezioni politiche, visibili sul sito del Ministero per le Pari Opportunità.

Riteniamo inoltre, che per assicurare il rispetto dei suddetti criteri debbano essere previste sanzioni efficaci, come l’inammissibilità delle liste o delle candidature, con l’eventuale alternativa, nel caso di liste proporzionali, della riduzione d’ufficio del numero dei candidati del genere sovra rappresentato.
Auspichiamo anche la pratica delle primarie per selezionare e rinnovare un apparato politico incapace di auto rinnovarsi e il divieto di candidature multiple e di cumulo dei mandati.

Siamo certe che si sapranno valutare approfonditamente scelte solo apparentemente “neutre”, che incidono sulla democraticità stessa dell’elezione e, nel caso manchi la regola del "cinquanta e cinquanta", penalizzano in particolare le donne, come ad esempio l’ampiezza del collegio o circoscrizione elettorale.

Val qui la pena di ricordare che le donne candidate di rado hanno i mezzi per campagne elettorali su grande scala, affrontabili solo da chi ricopre cariche o incarichi, o dispone di denaro da investire, da chi ha sponsor economici forti (il che riduce la democrazia e l’indipendenza degli eletti), da chi è strettamente legato alle cooptazioni di partito, da chi ha facile accesso alle comunicazioni di massa, tutte condizioni che non si danno per la maggior parte delle donne candidate.

Siamo consapevoli che per raggiungere un’effettiva democrazia paritaria la questione dovrebbe essere posta non solo in termini quantitativi di presenza di donne e uomini nei luoghi decisionali, ma anche valutando, ad esempio, i percorsi che definiscono le carriere politiche e, conseguentemente, la selezione degli individui.

Tra le riforme che auspichiamo, di primaria importanza è quella riguardante la democrazia interna e la trasparenza dei bilanci dei partiti politici, come avvenuto in Francia e in Germania. Vi si potrebbe pervenire attraverso l’autovincolo dei partiti con norme interne che realizzino la parità politica sia nell’accesso alle candidature sia nei risultati.

Potrebbe, inoltre, per legge essere prevista una “par condicio di genere” per l’accesso ai mass media in campagna elettorale e un sistema di incentivi e di sanzioni sui rimborsi elettorali ai partiti a sostegno delle candidature e dell’elezione di donne.

Sempre nel senso di un miglioramento del sistema elettorale, dovrebbero esser previste norme;
• sulla pubblicità delle candidature attraverso l’informazione istituzionale (ormai superata e non più idonea quella prevista mediante affissione di manifesti)
• sulla propaganda elettorale (limiti di spesa, tipi di propaganda consentita e vietata, par condicio di genere)
• sui contributi da parte di privati (da eliminare quelli anonimi, per i quali è previsto anche un tetto troppo alto)
• sull’intero sistema dei controlli e delle sanzioni (controlli preventivi ed efficaci, sanzioni che incidono e siano davvero applicate, non come accade ad esempio per l’affissione abusiva, che vede imbrattare impunemente tutta l’Italia ad ogni tornata elettorale).

Ci auguriamo che i nostri spunti possano essere utili per contribuire ad approvare una riforma che vada nell’interesse del Paese e sia condivisa da parte non solo di coloro che in Parlamento hanno il potere di approvarla, ma anche dalle cittadine e dai cittadini.


aspettarestanca@tiscali.it
redazione@power-gender.org

Roma, 16 marzo 2007


aspettarestanca@tiscali.it

www.aspettarestanca.it


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