Scritto
il 31 Ottobre:
DONNE
E POLITICA
Un
nuovo partito con donne e uomini al 50e50, nel quale
la composizione paritaria non deve essere solo virtuale. Una grande
novità, frutto di un anno d’impegno. Veltroni alla
conferenza stampa a chiusura del voto del 14 ottobre dichiara
di volere la rappresentanza femminile paritaria anche a livello
di vertice. D'accordo che si tratta di nomine provvisorie, ma
per il momento, accanto al Segretario, vice e tesoriere sono uomini.
Alla presidenza dell'Assemblea del 27 ottobre Anna Finocchiaro,
una sola donna (che vale molto), e tutti gli altri uomini. Quante
altre eccezioni ci saranno?
Sul nostro
sito presto gli elenchi delle elette nell’Assemblea nazionale
e in quelle regionali. (vedi anche www.ulivo.it-
www.ledemocratiche.it-
www.scelgorosy.it)
50&50
non solo nel PD, ma negli altri partiti e nel Paese,come
lasciano sperare le iniziative delle donne socialiste che continuano
a lavorare grazie al loro Forum.forumdelledonnesocialiste.it/,
e anche quelle nel sindacato, dove è stata presentata da
Laboratorio 50&50 e da Aspettare stanca la proposta di esprimere
una doppia preferenza di genere per rappresentanze sindacali al
50e50.
Sulle
previsioni circa l’approvazione in Parlamento di una legge
elettorale paritaria, molto conterà la capacità
di proseguire nelle iniziative di quest’ultimo anno e in
particolare monitorare i lavori della Commissione Affari costituzionali
del Senato e il seguito della proposta di legge d’iniziativa
popolare promossa dall’UDI.
La battaglia meritocratica
per superare il gap che in Italia con numeri inaccettabili svantaggia
le donne in politica deve proseguire, pur tenendo conto delle
perplessità sollevate da alcune opinion leader. Franca
Fossati (Europa, 2 ottobre) ne cita alcune. Il rischio della cancellazione
della differenza femminile con l’inclusione nel potere maschile;
il chiedersi se le donne “sono fuori” perché
sono in realtà ”al di là della politica così
com’è, cui si sono sottratte; la certezza che il
“deficit simbolico” non può essere semplicisticamente
superato “ schiacciando il bottone”; la possibilità
di obnubilamento delle pratiche della differenza.
Tutti richiami importanti,
di cui è necessario fare tesoro proprio nel momento stesso
in cui si sostiene e si applica il 50 e 50. Ignorare questi punti
di vista, non utilizzare il patrimonio di conoscenza e riflessione,
frutto di questi anni di lavoro delle donne sarebbe rischioso
ora che le donne si inoltrano con grandi numeri sul terreno della
partecipazione politica. Questo patrimonio può e deve dare
una bussola per affrontare il terreno in modo originale, valorizzandosi
vicendevolmente.
Alle donne che ancora
s’interrogano, ma anche agli uomini che, più nascostamente,
si preoccupano per l’avanzata delle donne in Italia, dovuta
anche a mutamenti in tanti paesi del mondo, un invito a sostenere
la tesi del 50&50, e non solo perché supera il dilemma
“quote si-quote no”.
Il 50 &50 offre uguale garanzia alle donne e agli uomini:
la battaglia deve essere comune.
L’obiettivo non
è “Partiti e Parlamento con un’oligarchia femminile
al 90 per cento”; si tratta, piuttosto, di una battaglia
di democrazia, nel nome dell’eliminazione delle barriere
che ostacolano chi più merita e chi è portatore
di valori etici a tutela degli interessi collettivi: le donne,
ma anche i giovani – con le giovani donne doppiamente penalizzate-
.
Una chicca: ben
pochi sanno che per la prima volta il nostro ordinamento ha introdotto
il criterio della presenza di genere e contemporaneamente quella
di “almeno la metà”, nella legge 27 dicembre
1956, n. 1441, che ammetteva le donne come giudici popolari nelle
Corti d'assise e nei Tribunali per i minorenni, garantendo, però
una presenza minima al cinquanta per cento solo agli uomini.
Una norma abrogata
da non molto, che era sopravvissuta, nonostante l’evidente
discriminazione a danno delle donne, anche a ricorsi alla Corte
costituzionale per violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione.
Non sono, certo, da
ignorare le preoccupazioni sulla possibilità che puntando
solo sul numero non si ottenga anche un salto di qualità.
Il ricorso alla cooptazione di donne che gli uomini scelgano per
proprie convenienze e propri criteri, è un rischio concreto,
e bisogna invitare le donne a sottrarsi a eventuali operazioni
di questo tipo; ancora qualcuna/o ricorda che, quando per la prima
volta furono imposte per legge le quote rosa, le donne elette
nella Lista della Lega in Parlamento si prestarono a dimettersi
subito, lasciando il posto agli uomini che le seguivano nella
lista.
Da tali preoccupazioni
deve nascere un maggiore impegno, noncerto un ripiegamento su
posizioni ormai superate.