METODOLOGIA

La sperimentazione ha posto particolare attenzione alle metodologie di intervento, per costruire una “buona prassi” replicabile in altre situazioni e trasferibile ad altri contesti territoriali.

1. La sperimentazione metteva a disposizione delle destinatarie/dei destinatari sia le competenze che il patrimonio di networking preesistenti nel gruppo di lavoro, (nel nostro caso costituito principalmente da socie e aderenti di Aspettare stanca), e li inseriva in contesti nuovi, moltiplicando e allargandone il valore e l’utilità.
Questo aspetto del metodo sembrava particolarmente interessante nella situazione italiana. In Italia, infatti, la politica da lungo tempo marginalizza le donne, perciò ci sono molte donne con lunga esperienza politica, specie di base, ma il cui potenziale è scarsamente utilizzato in sedi formali e/o istituzionali. Perciò la metodologia del progetto poteva servire a mettere a frutto competenze, reti potenziali, creatività propri del team di lavoro dandogli spazio, respiro e utilità.

2. Il progetto implicava lo sviluppo di diverse azioni tra loro sinergiche, coordinate e convergenti, il che implicava anche una “tenuta” nel tempo di tutte e tre queste valenze.

3. La sperimentazione dava un ruolo chiave alla comunicazione in tutte le sue vesti, da quella informale e interpersonale, a quella semiformale (come certi aspetti della comunicazione on line), a quella pubblica in varie forme: dal Sito Progetto e mailing list, al monitoraggio delle scelte elettorali, alle statistiche di genere ecc, fino ai comunicati stampa e soprattutto ai vari incontri pubblici.

4. La comunicazione aveva tra l’altro un preciso ruolo nel far sentire a tutti gli attori in gioco che le loro scelte erano oggetto di un’attenta osservazione, inquadrate nello scenario delle politiche di genere a livello europeo.

5. La sperimentazione aveva un “carattere enzimatico”, di catalizzatore. In chimica un enzima aiuta a scatenare e/o a moltiplicare la reazione chimica a cui viene applicato. Gli ingredienti per un certo risultato magari esistono già tutti, ma a volte senza l’enzima la reazione chimica non avviene proprio, o avviene molto più lentamente. Anche questo aspetto del metodo sembrava particolarmente interessante nella situazione italiana. Nel nostro paese non mancano donne colte, attive, competenti, piene di idee e di capacità di iniziativa per la vita collettiva. Ma questo potenziale troppo spesso rimane allo stato di “sospensione”, senza dar luogo a una realtà ben visibile e consistente. La sperimentazione era tesa a rendere più visibile questo potenziale nelle realtà interessate, sperando di accelerare certi processi, di facilitare l’assunzione di forza e creatività da parte delle donne in termini di politiche di genere, e di aumentare la disponibilità anche degli uomini a impegnarsi in tal senso.

6. Consapevolezza che, a livello istituzionale, gli interlocutori della sperimentazione sarebbero stati quasi esclusivamente uomini: occorreva utilizzare un tipo di comunicazione e una strategia idonea a superare una loro resistenza iniziale, che avrebbe potuto pregiudicare qualsiasi altra azione successiva.

7. Per quanto concerne il sostegno alle donne con incarichi istituzionali la metodologia prevedeva una gamma di strumenti da modulare anche in base alle risposte e alle situazioni dei diversi contesti e alle loro scelte personali. Gli strumenti potenzialmente previsti erano:

- il supporto nella costruzione di tavoli di coalizione territoriale, con particolare coinvolgimento delle donne, dei giovani e degli amministratori anche uomini, per il superamento di sentimenti di isolamento e il sostegno alle motivazioni ed ai progetti verso politiche di genere.
- l’offerta di strumenti conoscitivi selezionati, sintetizzati, per così dire “predigeriti”, fornendo alla donna e al contesto una specie di staff ausiliario. Si tratta appunto di strumenti, che ogni donna impegnata, insieme alla sua Amministrazione, poteva decidere o meno di usare, di usare prima o poi, di interpretare creativamente a proprio modo a seconda della sua realtà.
- la partecipazione all’inizio e alla fine della sperimentazione a manifestazioni pubbliche che potevano essere utili sia alla visibilità, sia a possibilità di networking, sia a vedere in atto un’azione di comunicazione centrata sulle politiche di genere.

8. Il networking era un altro tratto della metodologia prevista e adottata. Era tra l’altro prevista una sorta di “gemellaggio” tra tre Comuni e tre Municipi, a partire dal confronto sui dati elettorali per arrivare a un incontro diretto, per uno scambio tra realtà diverse in termini di presenza, esperienza e buone prassi tra donne in politica.

9. La sperimentazione prevedeva anche un forte uso di una piattaforma informatica: sia per la gestione delle attività progettuali da parte di un piccolo team con pochi mezzi e su una realtà territoriale ampia e geograficamente dispersa; sia, se lo volevano, da parte delle candidate e poi delle elette.